Alla scoperta delle dimore arabo normanne, il tour bilingue per Manifesta collateral

Dove: Palazzo Conte Federico e Palazzo Asmundo, Piazza Conte Federico, 2 e via Pietro Novelli, 3
Quando: Dal 08/09/2018 al 08/09/2018
Ore 17:00
Prezzo: 18 euro

Tour Le dimore nell’Arabo Normanno Manifesta Biennial Palermo Collateral. Percorso tra Palazzo Conte Federico e Palazzo Asmundo, in italiano e inglese. Appuntamento per sabato 8 settembre alle ore 17. 18 euro con prenotazione obbligatoria.

Tutta la storia di Palermo in due Palazzi Nobiliari. Palazzo Conte Federico, un luogo all’interno del quale si può rivivere la straordinaria successione di epoche  della Palermo multiculturale: dall’età punica delle mura della città vecchia, il medioevo della Torre arabo normanna inglobata nel palazzo, fino ad arrivare al settecento  degli affreschi di Vito D’Anna e Gaspare Serenario; e Palazzo Asmundo, un unico complesso artistico, considerato una delle testimonianze più eloquenti del mondo aristocratico dei secoli passati: con le poliedriche collezioni di ceramiche siciliane, i mattoni di censo, le porcellane napoletane e francesi, i vasi, i ventagli, i ricami, la copiosa  documentazione cartografica e numismatica, le carrozze e le portantine, leggiamo i segni eccezionali della cultura, della tradizione e dell’ identità siciliana.

Appuntamento sabato 8 settembre ore 17 a Palazzo Conte Federico. Per partecipare al tour è necessario prenotare. L’itinerario si svolgerà sia in lingua italiana, sia in lingua inglese.L’evento fa parte di Epoche. Il tempo di Ballarò, 5 appuntamenti Manifesta12 Collateral, che raccontano la storia dell’Albergheria attraverso l’arte: mostre, itinerari e appuntamenti con la millenaria storia di Ballarò.  Una mappatura umana e culturale del mandamento Albergheria, che permette di esplorare le stratificazioni del quartiere che si caratterizza, anche, per l’interazione e scambio delle tradizioni siciliane e delle comunità migranti.

Palazzo Conte Federico

Il Palazzo Conte Federico è uno dei più vecchi e prestigiosi edifici di Palermo. Ubicato tra la Via dei Biscottari e la Piazza Conte Federico dentro le primitive mura della città punica, è a pochi passi dal Palazzo Reale, dalla Cappella Palatina e dalla Cattedrale. Ingloba un’antica porta di accesso alla città, Porta Busuemi (dall’arabo “Bab el Soudan” Porta dei Negri). La parte più antica del palazzo è una torre arabo-normanna del XII secolo. Denominata “Torre di Scrigno”, era posta sopra le mura a difesa della città e ne costituiva anche l’accesso con la porta di Busuemi che lambiva uno dei bracci di mare che allora si inserivano nella città.Oggi nella torre è possibile ammirare due bellissime bifore, una normanna ed una aragonese dove troviamo gli stemmi autentici della Città di Palermo, degli Svevi e degli Aragonesi che la governarono. Dal cortile interno, finemente decorato in pietra ad intaglio ad opera del grande architetto barocco Venanzio Marvuglia, e attraverso la grande scala in marmo rosso si accede al piano nobile con i suoi numerosi saloni che rispecchiano le varie epoche attraverso le quali è passata la storia di questo palazzo. Al loro interno, arredati con mobili originali e quadri di insigni artisti dell’epoca (pregevole una Madonna del ‘400 di scuola senese), si possono ammirare i soffitti lignei dipinti del XV secolo, gli affreschi settecenteschi del Vito D’Anna e del Gaspare Serenario, porte dorate in oro zecchino e le varie collezioni di armi (spade, alabarde, fucili e pistole d’epoca, raccontano le guerre che hanno avuto luogo a Palermo) e di ceramiche antiche. Tra le varie aree del palazzo: la ‘Galleria del ballo’ contenente un pianoforte a coda che Wagner suonò nel 1882 mentre soggiornava a Palermo. Il palazzo è ancora al giorno d’oggi abitato dal Conte Alessandro Federico e dalla sua famiglia che trae le sue origini da Federico d’Antiochia, uno dei figli del grande Imperatore Federico II. Le visite guidate del Palazzo e della Torre Arabo Normanna sono curate dal Conte Alessandro Federico e dalla sua famiglia, che tutt’oggi abita nel palazzo.

Palazzo Asmundo

La costruzione di Palazzo Asmundo risale al 1615. Venne iniziata da un certo dottor Baliano sull’antica “strada del Cassaro” (odierno Corso Vittorio Emanuele), dopo l’allargamento e la rettifica avvenuta nel 1567, per volontà del viceré Garcia De Toledo. Solo nel 1767 l’edificio fu ultimato. “Compita videsi la nobile casa del cassaro di Giuseppe Asmondo”: così dice il marchese di Villabianca ne “Il Palermo d’oggigiorno”. L’edificio, prima che ne venisse in possesso il Presidente di Giustizia Giuseppe Asmundo, marchese di Sessa, era appartenuto alla famiglia Joppolo dei Principi di S. Elia. Il palazzo (ce lo ricorda la lapide ivi collocata), accolse Maria Cristina, figlia di Ferdinando III, profuga da Napoli assieme al marito Carlo, duca di Genova e di Sardegna. Un’altra lapide, posta sulla facciata principale, testimonia che in questo palazzo nacquero, rispettivamente nel 1821 e nel 1822, Anna Turrisi Colonna e la sorella Giuseppina, pittrice e critica d’arte la prima, poetessa la seconda. Il francese Gaston Vuiller, che ivi soggiornò per un breve periodo, menziona questo palazzo nel suo libro La Sicilia, impressioni del presente e del passato, con queste parole: “sulle pareti tinte di un verde pallido, delle volute leggere si intrecciano capricciosamente e vanno a svolgersi sul soffitto in una cupola ornata di pitture aeree. Le porte hanno ornamenti d’oro opaco e d’oro lucido. La bellezza decorativa di questa sala che era una alcova con tende fittissime ermeticamente chiuse, mi sorprende. Questo evidentemente è un antico palazzo. La sua bellezza un po’ appassita alla luce viva, conserva tutto il suo splendore nella semi oscurità. Apro la finestra e mi avanzo sul balcone che gira tutto il piano e rimango abbagliato…”. L’edificio con le sue malte, gli stucchi di scuola serpottiana, gli scuri Veneziani e le porte Barocche, gli affreschi con allegorie di Gioacchino Martorana, l’alcova settecentesca con i suoi putti, i suoi tralci e le tortore che intrecciano il nido d’amore, rappresenta un vero e proprio scrigno d’arte rendendo ancora più preziose “le sue collezioni”: i quadri, le cassapanche maritali del XVI e XVII secolo ivi esposte in permanenza; nonché le ceramiche siciliane, i mattoni di censo, devozionali ecc.; le porcellane napoletane, francesi, ecc.; i rotoli, i vasi, i ventagli, i ricami, le armi bianche e da fuoco, la copiosa documentazione cartografica e numismatica che arricchiscono volta per volta le esposizioni, ripropongono quella “Palermo Felicissima” tanto menzionata da libri e riviste antiche e moderne e tanto osannata dai “viaggiatori” di allora.

Fonte Palermotoday.it